La Coop. Il cammino ha intercettato e riconosciuto, dal 2018 al 2020, 163 donne vittime di tratta.
Questo è stato possibile perché, in qualità di Ente Antitratta e all’interno del progetto attualmente denominato “P.R.A.L. – Piano Regionale Antitratta Lazio”, dal 2018 Il Cammino partecipa al Referral tra Commissioni Territoriali per la richiesta di Protezione Internazionale e gli Enti Antitratta, finalizzato all’identificazione ed emersione delle vittime della tratta, secondo le linee guida dell’UNHCR.
In questi anni è però stato anche possibile verificare come, a fronte dei numerosissimi contatti, il numero di inserimenti in Percorsi di Protezione Sociale, ai sensi dell’Art.18 D.Lgs. 286/98 rimanga comunque basso.
Prerequisito necessario per l’inserimento in questi programmi e per l’attivazione di tutti i successivi supporti (regolarizzazione, frequenza scolastica, ricerca lavoro, screening sanitari e accesso alle cure, etc.) è infatti l’accesso alla struttura protetta, con le sue regole stringenti e una presa in carico completa che prevede un investimento a lungo termine per il raggiungimento dei diversi obiettivi.
Molte donne invece si scontrano con l’immediata impossibilità di recidere il legame con i soggetti legati al meccanismo di sfruttamento. Questo accade per una serie di cause quali la paura di rompere un patto sancito da rituale magico-animista, scarsa consapevolezza della propria condizione, scarsa conoscenza e fiducia nel sistema/paese ospitante dovute a false informazioni, plagio e manipolazione da parte dei membri del racket e paura delle ritorsioni che potrebbero subire i familiari rimasti nei paesi di origine.
Da qui la riflessione sul valore e l’importanza che può avere predisporre tempi e occasioni utili a stabilire una relazione di fiducia tra il soggetto sfruttato e l’operatore dell’antitratta, anche in una fase di lenta emersione dalla tratta.
È quindi emersa con sempre maggiore urgenza la necessità di costruire percorsi di presa in carico diversificati rispetto a quelli “classici” offerti dai progetti finora messi in campo.
Una sorta di servizio “ponte” tra la condizione vissuta dalle donne vittime di tratta in fase di emersione e i programmi di protezione sociale.
A partire da tali analisi, la Coop. Il Cammino, grazie al finanziamento della Fondazione Prosolidar, a marzo del 2019, ha perciò avviato in maniera sperimentale il progetto EMERSIONE E ACCOMPAGNAMENTO, per realizzare percorsi di consulenza e accompagnamento in un’ottica di prossimità e volti principalmente alla promozione della tutela della salute e alla creazione di una rete di riferimento socio sanitaria per le beneficiarie.
I percorsi individuali hanno previsto attività di consulenza/orientamento e di accompagnamento ai servizi territoriali in base ai bisogni rilevati, dando priorità a quelli di natura sanitaria e di apprendimento della lingua italiana.
Il progetto prevedeva la durata di un anno e la presa in carico di 25 donne vittime di tratta in fase di emersione, pur nella condizione in cui non si autorappresentavano tali. Vista la riuscita delle attività e l’aumento delle potenziali beneficiarie, il progetto ha ottenuto una proroga di cinque mesi (estesi poi a 8 causa rallentamento delle attività per emergenza sanitaria da Covid – 19) ed ha seguito complessivamente 35 donne (24 per i percorsi di accompagnamento e 11 per quelli di consulenza).
Il progetto si è configurato come servizio a bassa soglia che persegue finalità di riduzione del danno da un lato (ad es. accompagnamenti sanitari, orientamento legale, iscrizione a corsi di lingua italiana o di altra tipologia, supporto, etc) e di potenziamento della relazione con gli operatori antitratta dall’altro, come precondizione fondamentale per potere immaginare ulteriori step nel percorso di fuoriuscita dalla condizione di sfruttamento (pur non rappresentando quest’ultimo nè il principale nè l’unico obiettivo del progetto).
I percorsi sono stati inoltre importanti per fornire stimoli di consapevolezza ed empowerment e occasioni per fare esperienze, aumentare la possibilità di accesso autonomo ai servizi sanitari e territoriali di altra natura e favorire la nascita di una relazione di fiducia tra la donna e l’operatore dell’antitratta finalizzata anche ad un successivo accesso ai programmi di protezione sociale.
La metodologia adottata, definita ASSISTENZA DI PROSSIMITÀ, può considerarsi innovativa rispetto al target di riferimento e stimoli interessanti provenienti dal mondo accademico stanno andando verso la teorizzazione e concettualizzazione di tale linea metodologica per le vittime della tratta, differenziandola dalle altre forme di presa in carico quali la Presa in carico con Accoglienza canonica (1° livello) e la Presa in carico Territoriale (2° livello), nelle quali, seppure in forme diverse, esiste una responsabilità da parte dell’Ente che effettua la presa in carico circa la situazione alloggiativa della persona.
Nell’Assistenza di Prossimità l’Ente è invece svincolato da tale responsabilità, ma allo stesso tempo l’assistenza di prossimità si differenzia anche dalla classica assistenza perchè deve prevedere un’ottica di empowerment e un lavoro sistematico di durata variabile che implica azioni positive in un’ottica di riduzione del danno.
Tale concettualizzazione deriva da mutamenti che riguardano sia il fenomeno (con forme di tratta e sfruttamento sempre più fluidificate), sia il paradigma rispetto al modo in cui ci si può occupare delle persone.
I risultati hanno infatti superato le aspettative circa l’aderenza al progetto: in fase di programmazione si era previsto che il 50% delle donne avrebbe partecipato alla realizzazione dei percorsi individuali di accompagnamento e l’altro 50% avrebbe usufruito solo degli incontri di consulenza.
Hanno invece aderito ai piani individualizzati il 68,6% del totale. Data la particolare modalità di presa in carico è stato importante monitorare anche la continuità nel tempo della relazione con le beneficiarie: il 58% delle donne per cui la presa in carico era formalmente conclusa hanno continuato a mantenere i rapporti con le operatrici di riferimento.
Per 4 donne e due nuclei madre con bambino sono state effettuate le procedure di inserimento in Protezione Sociale.
D.O.K è una di loro. E’ entrata in contatto con il progetto a novembre del 2019, a distanza di qualche mese ha comunicato la sua volontà di cambiare vita. K. ha cominciato a fidarsi dell’operatrice e contemporaneamente a credere di più in sé stessa. Purtroppo il suo accesso in struttura protetta è stato bloccato dal lockdown legato all’emergenza sanitaria Covid-19, ma la Prossimità ha consentito di rimanere in contatto e fornire aiuti concreti, quali il sostegno alimentare e alloggiativo, oltre ad un costante supporto psicologico. K. non ha smesso di avere fiducia e il filo mantenuto ha permesso di mantenere viva la motivazione fino alla realizzazione della sua fuoriuscita dallo sfruttamento e l’inserimento nel percorso di protezione sociale. La Coop. Il Cammino è convinta che l’Assistenza di Prossimità sia una metodologia su cui investire e si adopererà affinché questa linea di intervento possa essere inclusa in maniera strutturale anche nelle prossime programmazioni degli interventi sulla tratta della Regione Lazio.